Lana di roccia e lana di vetro: corretta classificazione e smaltimento

La lana di roccia e la lana di vetro, genericamente definite Fibre Artificiali Vetrose (FAV) o lane minerali, costituiscono, attualmente, il gruppo di fibre commercialmente più importante di tutte le fibre artificiali inorganiche e sono largamente utilizzate in tutto il mondo per il comfort acustico, l’isolamento termico e la protezione dal fuoco. Appartengono alle FAV anche le lane di scoria, le fibre ceramiche refrattarie (FCR) e le lane di nuova generazione (AES, HT wool).

Pericolosità e Analisi

Le FAV hanno differenti proprietà fisiche e chimiche; ai fini della tutela della salute, le più importanti sono la composizione e la dimensione delle fibre:

  1. La prima determina la biosolubilità o bio-persistenza (ovvero il tempo di ritenzione all’interno del polmone). E’ infatti assodato che le fibre con elevate concentrazioni di questi ossidi sono bio-solubili e dunque poco bio-persistenti; ciò significa che queste fibre vengono smaltite dall’organismo prima che possano dare luogo ad eventuali effetti nocivi.
  2. La dimensione, invece determina la respirabilità delle fibre (le fibre più piccole sono in grado di penetrare profondamente all’interno delle vie respiratorie).

Le Direttive Comunitarie hanno quindi introdotto elementi di distinzione tra le varie fibre artificiali vetrose presenti sul mercato che, sulla base dei risultati di studi scientifici, hanno messo in evidenza come alcuni tipi di fibre artificiali vetrose non siano classificate come pericolose. In particolare, con una Direttiva del 1997 per la classificazione armonizzata delle fibre artificiali vetrose (FAV) vengono introdotti due principi di valutazione che garantiscono la non cancerogenicità.

Sono fondamentali i valori assunti dalla concentrazione del contenuto di ossidi alcalini ed alcalino/terrosi e dal diametro delle fibre.

La nota Q, valuta che le fibre siano biosolubili; la nota R, valuta la dimensione delle fibre.
Nello specifico, si riporta integralmente la definizione della Nota Q e della Nota R:

Nota Q

La classificazione come cancerogeno non si applica se è possibile dimostrare che la sostanza in questione rispetta una delle seguenti condizioni:

  • una prova di persistenza biologica a breve termine mediante inalazione ha mostrato che le fibre di lunghezza superiore a 20μm presentano un tempo di dimezzamento ponderato inferiore a 10 giorni, oppure
  • una prova di persistenza biologica a breve termine mediante instillazione intra tracheale ha mostrato che le fibre di lunghezza superiore a 20μm presentano un tempo di dimezzamento ponderato inferiore a 40 giorni, oppure
  • un’adeguata prova intraperitoneale non ha rivelato evidenza di un eccesso di cancerogenicità, oppure
  • una prova di inalazione appropriata a lungo termine ha dimostrato assenza di effetti patogeni significativi o alterazioni neoplastiche.


Nota R

La classificazione come cancerogeno non si applica alle fibre il cui diametro geometrico medio ponderato rispetto alla lunghezza, meno due errori geometrici standard, risulti superiore a 6μm.

In sintesi, la Nota Q stabilisce che la classificazione “cancerogeno” non si applica se è possibile dimostrare, con un test, che le fibre hanno bassa bio-persistenza (caratteristica comune alle fibre con elevata concentrazione di ossidi alcalini ed alcalino/terrosi).
La Nota R, invece, stabilisce che la classificazione “cancerogeno” non si applica alle fibre con diametro medio ponderale superiore a 6 micron.

E’ sufficiente il rispetto di una sola tra Nota Q e Nota R affinché le FAV non siano classificate come cancerogene.
Il 31° aggiornamento della Direttiva 67/548/CE ha escluso le lane di roccia e le lane di vetro conformi alla nota Q o alla nota R dall’elenco delle sostanze pericolose.

Smaltimento in discarica

Secondo quanto stabilito dal Decreto Legislativo n. 152/2006, gli oneri relativi alla corretta gestione e smaltimento dei rifiuti sono a carico del produttore (la persona la cui attività ha prodotto rifiuti).
Il produttore deve procedere alla classificazione del rifiuto (ovvero attribuire un codice CER) sulla base della concentrazione delle eventuali sostanze pericolose in esso contenute.
Le possibili classificazioni per le FAV sono le seguenti:

  • 17.06.03* (rifiuto speciale pericoloso);
  • 17.06.04 (rifiuto speciale non pericoloso).

Ancora una volta, sono le caratteristiche chimiche e fisiche delle FAV a determinarne la classificazione.

La nuova versione delle Linee Guida stabilisce che la rispondenza alla Nota R deve essere verificata analiticamente, mentre la rispondenza alla Nota Q deve essere verificata attraverso il mantenimento, anche dopo l’installazione dei prodotti, della documentazione attestante la bio-solubilità delle fibre impiegate (tipicamente contenuta nella scheda sicurezza dei singoli prodotti).

Lo smaltimento del rifiuto avviene con il conferimento in discarica.
Secondo quanto previsto dalla legislazione nazionale di riferimento, i rifiuti costituiti da lana di roccia e lana di vetro (indicate come lane minerali o Fibre Artificiali Vetrose – FAV) possono essere smaltiti nelle discariche per rifiuti non pericolosi.

Dunque, ai rifiuti contenenti fibre artificiali vetrose in possesso di un certificato di biosolubilità o contrassegnati dal marchio EUCEB – documenti che dovranno essere mantenuti a disposizione di eventuali controlli da parte degli organi di vigilanza e che dimostrano la non pericolosità del rifiuto stesso – viene attribuito il codice CER 170604.

Nel caso invece non siano note le caratteristiche delle lane minerali, il rifiuto si classifica in via cautelativa con il codice CER 170603, ma le procedure di gestione del rifiuto rimangono analoghe.
È da specificare che per quanto il solo certificato sia garanzia di non pericolosità del materiale, la maggior parte delle aziende di recupero, smaltimento o trattamento necessitano obbligatoriamente di un’analisi analitica per autorizzare l’entrata nel proprio impianto con codice CER 17.06.04.

Confezionamento della lana minerale divenuta rifiuto

La lana minerale deve essere confezionata in big bags omologati per poter procedere alla corretta raccolta e al suo successivo smaltimento. Gli impianti di destino hanno direttive molto rigide in questo ambito e, nel caso di un confezionamento non idoneo, si può rischiare anche il respingimento del materiale con conseguente segnalazione alla Provincia per carico “non conforme”. Il big bag è realizzato in rafia polipropilenica e dotato di fodera interna saldata alla base, apertura totale o a caramella e quattro bretelle per il sollevamento. Questo confezionamento garantisce una gestione del rifiuto nel pieno rispetto ambientale.


Fonti

Il presente articolo è stato redatto grazie al materiale messo a disposizione dall’Associazione di categoria FIVRA – Fabbriche Isolanti Vetro Roccia Associate.

1 – La Direttiva 67/548/CE regolamenta l’immissione sul mercato delle sostanze pericolose al fine della salvaguardia della salute del lavoratore, della popolazione e dell’ambiente. Le Direttive successive (la 97/69/CE e la 2009/2/CE) riguardanti rispettivamente il XXIII e il XXXI adeguamento al processo tecnico della “Direttiva 67/548/CE, introducono elementi di distinzione tra le varie FAV presenti sul mercato, in relazione alla loro pericolosità, e introducono le NOTE Q ed R.

2 – Direttiva Comunitaria 97/69/CE e Direttiva Comunitaria 2009/2/CE.

3 – NOTA Q (Direttiva 97/69/CE) – la classificazione “cancerogeno” non si applica se è possibile dimostrare che il materiale rispetta una delle condizioni espresse nella direttiva riguardanti la biosolubilità, cioè la capacità di essere facilmente e rapidamente eliminato dal corpo umano.

4 – NOTA R (Direttiva 97/69/CE) – la classificazione “cancerogeno” non si applica alle fibre il cui diametro geometrico medio ponderato rispetto alla lunghezza meno due errori standard risulti maggiore di 6 μm.

5- EUCEB (European Certification Board for Mineral Wool Products) é un ente di certificazione che verifica la conformita dei prodotti ai parametri previsti dalla nota Q. I prodotti certificati EUCEB sono riconoscibili dal relativo marchio presente sull’imballaggio; il marchio EUCEB prevede un controllo continuo del prodotto.

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